Jwara – Febbre

Lo stato febbrile, o Jwara Roga, è una condizione caratterizzata da disturbi nelle normali funzioni del nostro sistema con sintomi come innalzamento della temperatura, brividi, mal di gola, rigidità, dolori muscolari, mal di testa, inappetenza o cattiva digestione e conseguente scarso fuoco digestivo che porta all’accumulo di sostanze non ben digerite (Ama/tossine) che bloccano i canali del corpo (srotas). Jwara può essere un sintomo di una condizione ben più ampia o un disturbo a se stante, dunque come intervenire? 
Per prima cosa il medico* dovrà determinare l’origine ed il tipo di Jwara, se dovuto ad uno squilibrio nei dosha (Vata, Pitta o Kapha) o ai Dhatu, verificherà l’evoluzione della malattia nel paziente, per poter scegliere il più idoneo trattameno e la sua durata. 
Vata Jwara è caratterizzata da un’alterazione del sistema nervoso, i sintomi possono essere polso accelerato, brividi, febbre fluttuante, labbra e gola secche, una sensazione di secchezza generalizzata, dolori al corpo, un gusto astringente in bocca. Una tra le erbe specifiche per la febbre di tipo Vata è
Guduchi (Tinospora cordifolia).
Pitta Jwara è caratterizzata da un’alterazione del sistema circolatorio, i sintomi possono includere sensazione di bruciore, vertigini, diarrea, nausea o vomito, sudorazione e un sapore amaro in bocca. Maha Sudarshan Churna, composta da un mix di erbe fra le quali Kiratatikta (Swertia chirata), Haritaki (Terminalia chebula), Bibhitaki (Terminalia belerica), Amalaki (Emblica officinalis), Haridra (Curcuma longa), Daruharidra (Berberis ariststa), Brihati (Solanum indicum), Kantkari (Solanum xanthocarpum), Shati (Carcuma zedoaria), Shunthi (Zingiber officinale), Marich (Piper nigrum), Pippali (Piper longum), Pippalimool (Piper longum root), Moorva (Sansevieria roxburghiana), Guduchi (Tinospora cordifolia), Dhamasa (Fagonia arabica), Katuki (Picrorrhiza kurroa), Parpat (Fumaria parviflora), Musta (Cyperus rotundu)
Kapha Jwara, caratterizzata da un’alterazione del sistema arterioso, i sintomi includono una sensazione di pesantezza, letargia, freddo, nausea, respirazione difficile ed un sapore dolce in bocca. Anche in questo caso si potrà utilizzare Maha Sudarshan Churna come agente antagonista del disturbo o Sitopaladi come antagonista del dosha kapha
Per quanto concerne l’uso delle erbe, per ricollegarci alla funzione del medico ayurvedico, queste verranno scelte dopo la visita affinchè siano antagoniste (pratyanika) al dosha o al dhatu riconosciuto responsabile della malattia.
In ogni caso l’Ayurveda non consiglia l’utilizzo di antipiretici nei primi stadi di insorgenza della febbre, in parte perchè ritiene che sia necessario che essa sfoghi ed in parte perchè oltre ad abbassare bruscamente la temperatura, spengono il fuoco digestivo. In particolare i consigli da seguire sono:
Riposo: il tempo e la pazienza (Kala) sono un elemento ormai inconciliabile con il nostro stile di vita, eppure la malattia, qualunque essa sia, necessita di tempo per esaurirsi completamente, se repressa con troppa rapidità o con l’uso di medicinali soppressivi, che lavorano più sul sintomo che sulla causa, il disturbo potrebbe insorgere nuovamente. Il riposo include anche il rispetto del sonno del paziente che non va interrotto, neanche per farlo mangiare!
Langhana (digiuno) o dieta leggera: è indispensabile bere molto per reintegrare la perdita di liquidi ed abbassare la temperatura, consumare zuppe e zenzero (che allevia i dosha e riporta l’appetito). Quando ci si sarà ripresi è sempre comunque bene proseguire con Khichari prima di tornare ad una normale alimentazione
Swedana: un tè speziato, erbe amare e coprirsi con una coperta affinchè si attivi il processo di sudorazione che ci aiuterà ad espellere le tossine, aumentando ulteriormente la temperatura che ucciderà gli organismi esterni (virus e batteri) e si normalizzerà successivamente.
Yoga: alcune asana sono utili per pacificare Pitta dosha, in molti casi causa radice della febbre, come la posizione del pesce (Matsyasana) o la posizione del sole (Suryasana) oppure esercizi di Pranayama come Anuloma-Viloma.
Infine, nella fase di ripresa, dopo la febbre, per fortificare il corpo ed i tessuti, si può assumere la Withania Somnifera (Ashwagandha) che agisce non solo da tonico e rinvigorente ma anche da immunoregolatore.
*il medico ayurvedico, con titolo di B.A.M.S. (bachelor of ayurvedic medicine and surgery), conseguito presso una delle università indiane, della durata di cinque anni e mezzo, è un percorso completo e complesso, che va dalla patologia alla farmacologia, incluso un praticantato. Una laurea  che prevede lo studio di Materia Medica, testi classici, diagnosi del polso, fisiologia, anatomia, filosofia, farmaceutica, tossicologia, giurisprudenza, medicina generale, chirurgia, ginecologia, pediatria ed etica. 
Per ascoltare qualcosa sull’argomento,vi lascio questo video, un pò datato forse, di Rai Educational, nel quale potrete ascoltare alcuni famosi medici, sia italiani che indiani.

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/medicina-indiana-i-rimedi/8583/default.aspx


Bibliografia consigliata:

– Nidan Diagnosi e cura secondo l’ayurveda di Swami Joythimayananda
– Monografia sulla Withania Somnifera del Dr Francesco Perugini Billi
– La Cucina Ayurvedica di Amadea Morningstar e Urmila Desai
– V.B. Athavale Pathogenesis in Ayurveda: Samprapti

Il contenuto del presente articolo ha il solo scopo informativo e non costituisce in nessun caso una prescrizione medica.

Namastè