La Felicità e la Fava
Una cara amica, una dottoressa bolognese, grande esperta di ayurveda e storia medievale, mi allieta spesso con modi di dire che allargano le mie vedute, la laringite per esempio è avere un gatto in gola ma quella che mi piace di più è la fava e la rava, ora andando a cercare su internet il significato di questo modo di dire, ho scoperto che dalla rava alla fava corrisponde all’immagine di una piccola pianta descritta in tutte le sue parti, dalla radice al frutto. Si intende quindi una necessità di partire dalle questioni principali per poi giungere anche ai particolari, senza dimenticare alcun dettaglio. E quindi partiamo dalla fava, quella di cacao, dentro ci troviamo un aminoacido essenziale, ovvero molecola dotata di varie funzioni biologiche come la sintesi proteica che l’organismo non è in grado di sintetizzare autonomamente o non abbastanza rispetto alla domanda, motivo per il quale dobbiamo necessariamente assumerlo con l’alimentazione, l’aminoacido essenziale in questione è il triptofano, che rappresenta il punto di partenza per la sintesi di alcune sostanze biologiche, come la niacina e la serotonina.
La seconda mi interessa di più in questo momento perché è un neurotrasmettitore sostanzialmente eccitatorio. Nota anche come “ormone del buonumore”, la serotonina può essere convertita in melatonina, importantissima nella regolazione del ciclo sonno-veglia.
Insomma parte della felicità starebbe in una fava ma andiamo più nel sottile, affrontiamo la domanda del secolo: cos’è la felicità? Alessandro Cattelan ha realizzato sulla domanda una serie per Netflix intervistando personaggi famosi e affini al concetto, tra le varie puntate ho estratto un video che vi consiglio di guardare o riguardare ed è quello con Gianluca Vialli
Per me la felicità è una scelta ed a mio avviso, come confermano teste migliori della mia, è anche sopravvalutata, idealizzata, piedistallata….se provo ad analizzare una frase come non riesco ad essere felice mi sembra grammaticalmente o concettualmente non corretta, in realtà credo sarebbe più giusto dire non riesco a godere di quello che ho o forse quello che ho non è ciò che mi può dare una parte di momenti sereni….ma andiamo con ordine, non essere in grado di godere di quel che si ha in ambito dei rapporti famiglia/lavoro mi riporta alla frase di Georges Benjamin Clemenceau
Bisogna sapere cosa si vuole. Quando lo si sa, bisogna avere il coraggio di dirlo; quando lo si dice, bisogna avere il coraggio di farlo.
Per il godere di quello che ci accade intorno beh bisogna essere aperti, pronti a ricevere. Ogni giorno da cinque anni vivo di alti e bassi e se avessi avuto abbastanza testa per annotarmi le scene di vita quotidiana che mi hanno stimolato la serotonina oggi avrei un manuale da pubblicare. Pozzanghere, arcobaleni, liti e scene di sentimenti di ogni genere, per strada, alle stazioni dei treni, sugli autobus in metropolitana, quando faccio il mio giro di camminata al laghetto la mattina, in fila al supermercato, nel parcheggio del centro commerciale, insomma di cose di cui godere ce n’è una quantità industriale, il punto dunque è essere attenti e non distratti anzitutto e percepirne la grandiosità.
Mentre sono convinta che questo podcast abbia creato più dubbi che lucide certezze sicuramente un ulteriore contributo positivo ve lo posso lasciare, leggetevi l’articolo di Andrea Giuliodori sul sito efficacemente dal titolo cos’è la felicità, guardatevi l’intervento di Silvia Latham Stai in ascolto…sei più di quel che pensi per TEDxBergamo e per le vacanze vi consiglio il libro di Paolo Borzacchiello “Colleziona attimi di altissimo splendore” chissà che a settembre non saremo tutti in grado di esclamare la mitica frase del dott Frankestein “Si può fare”! Buona felicità
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